Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 10 dicembre 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Codificata una decisione astratta nella corteccia premotoria dorsale. La corteccia premotoria dorsale (DPC) è considerata responsabile della preparazione e dell’esecuzione delle variabili di movimenti fisici, ed è stata implicata nell’elaborazione somatosensoriale connessa con il movimento. Gabriel Diaz-deLeon e colleghi hanno scoperto segnali di codifica di una decisione astratta indipendente dai contesti nella DPC di due scimmie esercitate in un compito di categorizzazione vibrotattile. [Cfr. Proceedings of the National Academy of Sciences USA 119 (50) e2214562119 – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2214562119, 2022].

 

L’ossitocina è necessaria per la maturazione sinaptica dei neuroni nati nel cervello adulto. Anche se la neurogenesi nel giro dentato, nella parete ventricolare e nel bulbo olfattivo del cervello umano adulto è nota dagli anni Novanta, si sa ancora poco dei meccanismi della sua regolazione. Questi studi si sono di recente incontrati con quelli sui meccanismi di plasticità dei circuiti, come nel caso di un lavoro condotto da Benjamin R. Arenkiel, Brandon T. Pekarek e colleghi del Baylor College of Medicine di Houston (Texas), che ha consentito di scoprire un meccanismo ossitocina-dipendente per la maturazione sinaptica e l’integrazione nei circuiti di neuroni nati nell’adulto. [cfr. Genes & Development – AOP doi: 10.1101/gad.349930.122, 2022].

 

Tre o quattro sforzi vigorosi e brevi ogni giorno possono prolungare la vita. Una ricerca condotta da Emmanuel Stamatakis e colleghi dell’Università di Sidney, che si è avvalsa di dispositivi di rilevazione indossabili per registrare la VILPA (vigorous intermittent lifestyle physical activity), ha calcolato che l’esecuzione quotidiana da tre a quattro sforzi intensi di durata breve, come correre per prendere un autobus o accelerare molto il cammino a passo svelto per superare qualcuno, si associa con una notevole riduzione (del 38-40%) del rischio di morte da tutte le cause e da cause oncologiche e, in una misura ancora maggiore (48-49%), riduce il rischio di morte prematura da cause cardiovascolari. La significatività dei dati suggerisce di aggiungere al regime di esercizio aerobico basato sull’endurance, che rimane lo strumento principe di protezione della salute, tre o quattro “accelerazioni” quotidiane, non gravate da stress. [Cfr. Nature Medicine – AOP doi: 10.1038/s41591-022-02100-x, 2022 – online dall’8 dicembre 2022].

 

Il dolcificante aspartame associato nel topo a un fenotipo ansioso a trasmissione transgenerazionale. L’aspartame è un dolcificante presente in circa 5000 alimenti e bevande dietetiche; l’esposizione di topi a dosi equivalenti a meno del 15% del massimo giornaliero consigliato dalla FDA ha causato comportamento simil-ansioso (alleviato dal diazepam) trasmesso a due generazioni successive e associato ad alterazioni della segnalazione glutammato-GABA e, soprattutto, ad alterazione dell’espressione di geni regolanti nell’amigdala l’equilibrio eccitazione-inibizione. [Cfr. Sara K. Jones, et al. Proceedings of the National Academy of Sciences USA 119 (49) e2213120119, 2022].

 

L’esercizio della coscienza morale aumenta l’efficienza dell’elaborazione cognitiva. L’inchiesta giudiziaria, che ha determinato le dimissioni in blocco dei vertici della Juventus F. C., ha rivelato un agire disonesto quale costume consolidato. I reati vanno dal falso in bilancio all’aggiotaggio, ed è emersa la richiesta implicita della società ai calciatori di aderire a uno stile di falsità, che andava dal dichiarare di aver rinunciato a tre o quattro mensilità di stipendio per riceverle in nero, agli accordi segreti per l’ottenimento di vantaggi economici reciproci, passando per il tacere ben otto milioni di euro dati sottobanco ai procuratori.

I dibattiti su questi fatti di cronaca hanno riportato di attualità un problema venuto all’attenzione neuroscientifica fin dal tempo in cui in Italia i mezzi di comunicazione di massa erano quasi monopolizzati dalla cronaca, dal commento e dai dibattiti su innumerevoli episodi di corruzione politica. Ossia che l’ascolto degli opinionisti, allora come oggi, evidenzia in una parte considerevole di essi la mancanza di una precisa concezione morale basata su principi filosofici o religiosi: non è giusto per loro ciò che onora i principi e sbagliato ciò che li tradisce, ma giusto è per loro ogni comportamento che consente di ottenere vantaggi senza incappare nel rigore dei codici, e sbagliata è solo la grossolana commissione di un reato.

In questo modo risulta evidente un appiattimento del giudizio sulla forma degli atti, e una tendenza a verificare se questa forma costituisca reato, come se fossero loro i giudici; in caso negativo, qualunque cosa sia stata compiuta è da loro trattata come sacrosanta, in caso positivo, cominciano a insinuare o apertamente dichiarare che quella condotta è costume comune, come farebbe un avvocato difensore per ottenere uno sconto di pena.

Alcuni nostri soci hanno conversato con alcuni di questi opinionisti e in più di un caso hanno “desunto l’impressione della mancanza di principi morali non negoziabili; come se costoro ponessero, ad esempio, il valore del profitto al di sopra del valore dell’onestà, considerando quest’ultima un’apparenza al pari della decenza o del decoro nel vestire e, dunque, di fronte alla conclusione di un affare molto vantaggioso, facilmente accantonabile. Ma l’aspetto più interessante è che queste persone, cercando compromessi, mediazioni e giustificazioni interpretative, non si sono accorte di rivelare molto di sé stessi, mostrando ai nostri intervistatori uno stile di personalità per certi aspetti accostabile a quello degli psicopatici – categoria esclusa dal DSM ma ritornata in auge per evidenze neurobiologiche – con la loro insensibilità etica, imprudenza, mancanza di scrupoli e incapacità di rendersi conto di tutto ciò.

In contrasto con questo stile, i nostri soci hanno rilevato in generale un’associazione costante tra l’educazione al rispetto di un codice morale fin dall’infanzia e una matura capacità di rendersi conto di sé stessi, di valutare gli atti anche per i danni morali e materiali che possono arrecare agli altri, sulla base di un’aumentata attenzione alla valenza etica dei comportamenti sociali.

Questo aumento di “attenzione”, reso automatico dalla pratica costante in chi riceve un’educazione morale, accresce le unità funzionali attive di default nelle reti di elaborazione dell’esperienza quotidiana. In termini psicologici aumenta, con l’attenzione alla distinzione tra bene e male, un aspetto del “rendersi conto”, dell’avere consapevolezza di qualcosa in termini oggettivi e di sé stessi in relazione all’oggetto del giudizio morale. In termini neurofunzionali si ha un’estensione della parte attiva delle reti che partecipano alle elaborazioni cognitive, potenzialmente accrescendo la base neurale automaticamente disponibile per operazioni quali l’applicazione di paradigmi interpretativi, l’uso di concetti e l’elaborazione dei significati secondo diversi registri interpretativi”[1]. [BM&L-Italia, dicembre 2022].

 

Incremento della criminalità da fattori genetici o ambientali? Una nuova proposta di ricerca. Ritorna in questi giorni l’ipotesi della diffusione di particolari genotipi negli USA quale causa di un aumento della criminalità o della sua maggiore diffusione rispetto all’Europa. Il tema è stato già trattato in passato da Steven Rose in Linee di Vita (Garzanti, 2001) con un esempio molto eloquente: il tasso di omicidi tra giovani statunitensi è aumentato del 54% dal 1985 al 1994 e nessuna spiegazione genetica è risultata valida. Rose si chiede: “In che cosa l’organizzazione della società statunitense è diversa da quella europea? Un’importante differenza non potrebbe essere costituita da quei 280 milioni di armi da fuoco di proprietà privata di cittadini statunitensi?” (S. Rose, op. cit., p. 342).

Negli USA, dopo un’informale inchiesta presso i principali luoghi di culto protestante e cattolico di 5 diversi stati da cui è emersa dal 1950 al 2022 una costante riduzione del numero dei praticanti con picchi paralleli a quelli di incremento della criminalità, è nata l’idea per uno studio sociologico che verifichi se la scristianizzazione della società è stata un fattore determinante nell’incremento dei crimini. Aggiungiamo noi un elemento che non ha alcuna pretesa significativa, ma che ci sembra molto suggestivo: la riduzione record del crimine per cinque anni di fila, che Bill Clinton presentò con orgoglio nel Discorso sullo Stato dell’Unione, coincideva con una certa ripresa o incremento della partecipazione alle pratiche religiose tra i cittadini di fede cristiana. [BM&L-Italia, dicembre 2022].

 

Cartesio ignorato, citato a sproposito e mistificato da attivisti della sottocultura corrente. In alcuni casi con il lodevole intento di promuovere un approccio “body-mind”[2], in altri per indurre a seguire pratiche olistiche anacronistiche, in questi giorni si assiste a un attacco amplificato dai social media alla presunta separazione cartesiana della mente dal corpo, quale causa di interventi di cura circoscritti alla sede fisica di un sintomo o di una patologia.

Da mezzo secolo, in seno alla psichiatria, si sono evoluti approcci all’intero della persona, che vanno dalla medicina psicosomatica alla “wholistic medicine” di Linda Faye Lehman e Giuseppe Perrella; approcci che sono entrati nella didattica delle facoltà di medicina in molti atenei italiani. È dunque parte della nostra consapevolezza culturale medica scientifica che la separazione della mente dal corpo, promossa soprattutto da alcune correnti di ispirazione riduzionista e comportamentista, sia un errore, ma questo errore non deve essere ricondotto a Cartesio.

René Descartes distingue e non separa la res cogitans dalla res extensa: crede che l’anima stessa sia materialmente espressa dal funzionamento del corpo, e la cerca attraverso dissezioni del cervello in una formazione mediana asimmetrica dell’encefalo che in realtà custodisce la ghiandola pineale.

Dedichiamo a coloro che vaneggiano di un Cartesio teorico metafisico lontano dalla realtà fisica del corpo due piccoli brani tratti dal suo celebre Discorso sul metodo (1637): “Quelle nozioni infatti mi hanno fatto vedere che è possibile pervenire a conoscenze utilissime alla vita, che al posto di quella filosofia speculativa che si insegna nelle scuole, se ne può trovare un’altra pratica grazie alla quale, venendo a conoscere la forza e le azioni del fuoco, dell’acqua, dell’aria, degli astri, dei cieli e di tutti gli altri corpi che ci circondano, altrettanto distintamente di come conosciamo le diverse tecniche impiegate dai nostri artigiani, possiamo egualmente applicarle a tutti gli usi che sono loro propri, diventando così quasi dominatori e padroni della natura. Conoscenza questa desiderabile non soltanto per inventare un’infinità di strumenti in grado di farci godere, senza fatica, dei frutti della terra e di tutti i loro vantaggi, ma anche e soprattutto per conservare la salute che è senza dubbio il bene principale e il fondamento stesso di tutti gli altri beni di questa vita, perché anche l’ingegno dipende talmente dal temperamento e dalla disposizione degli organi corporei, che se è possibile trovare qualche mezzo capace di rendere gli uomini più saggi e più abili di quanto in genere lo siano stati fino a oggi, credo lo si debba ricercare nella medicina”[3].

E, nella parte conclusiva, si legge: “… mi limiterò a dire che sono deciso a impiegare il tempo che mi resta da vivere esclusivamente nel tentativo di acquistare qualche conoscenza della natura, così da poterne ricavare regole per la medicina più sicure di quelle seguite fino a oggi”[4]. [BM&L-Italia, dicembre 2022].

 

L’unica obiezione fondata alla teoria di Gerald Edelman è in realtà un’integrazione. La competizione fra neuroni e singoli assoni per la formazione di sinapsi avviene, come sostenuto da Edelman, mediante un processo di selezione con eliminazione durante lo sviluppo e, in un secondo momento, per effetto dell’apprendimento. Steven Rose osserva che, innanzitutto, esiste una parte di “istruzione” importante, costituita dai programmi delle singole cellule e delle cellule che operano di concerto; poi bisogna considerare un altro aspetto: il singolo assone che raggiunge il bersaglio dipende dai molti assoni e loro neuroni di provenienza che prendono parte al processo e, dunque, la selezione è parte di un processo di cooperazione.

Nella nostra discussione sull’argomento, abbiamo considerato questa differente prospettiva suggerita da Steven Rose già una ventina di anni fa, come un’integrazione alla visione centrata sul neural darwinism di Edelman, non una vera obiezione. E, a nostro avviso, la tesi di Rose che lo sviluppo è un processo costruttivista e non selettivo, non sta in piedi. Perché lo sviluppo di un nuovo organismo è senz’altro di fondo un processo di costruzione di aggregati di cellule, organi e tessuti secondo i programmi memorizzati nel DNA, e nessun biologo di buon senso – come avrebbe detto Edelman – lo metterebbe in dubbio; i processi di selezione costituiscono la chiave per spiegare tutte le peculiarità del sistema nervoso centrale, e del cervello in particolare, che una “costruzione cooperativa” sulla base di un programma fisso e definito per tutti gli esiti non potrebbe spiegare. Senza i processi selettivi descritti da Edelman, i cervelli di due cloni, come quello della pecora Dolly e di sua madre, sarebbero identici, ma non lo sono. [BM&L-Italia, dicembre 2022].

 

Notule

BM&L-10 dicembre 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Tratto dal “Seminario Permanente sull’Arte del Vivere”, incontro del 7 dicembre 2022.

[2] Da Candace Perth, nota per gli studi sui recettori degli oppiati e sul recettore del virus dell’AIDS, a Douglas Bremner, primo a documentare il danno da stress dell’ippocampo, l’approccio body-mind è patrimonio della medicina scientifica dei nostri giorni.

[3] Cartesio, Discorso sul metodo, pp. 60-61, Oscar Mondadori, Milano 1993.

[4] Cartesio, Discorso sul metodo, op. cit., p. 74.